L’intervento del sindaco di Teramo nel Giorno della memoria: “Costruire ogni giorno fratellanza e uguaglianza e saper stare sempre dalla parte degli ultimi”
TERAMO – Nel Giorno della Memoria, il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto ha voluto rendere pubblico il suo pensiero sulla ricorrenza di una data da non dimenticare.
‘L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza’. Il significato della Giornata della Memoria, che celebriamo oggi, risiede anche nelle parole di Liliana Segre che devono indurci a considerare questa ricorrenza non come un tragico ricordo ma, nella sua applicazione quotidiana, ad interrogarci su come impedire che un dramma quale la Shoah possa ripetersi. Non dobbiamo assolutamente pensare che l’Olocausto sia così lontano da noi, come un orrore di cui è responsabile solo un Paese, poiché non sarebbe corrispondente al vero: assume, così, fondamentale valore la memoria di ciascuno.
“Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Europa, che conosciamo oggi, come tracciato nel Manifesto di Ventotene, è nata anche perché, attraverso la costruzione di un processo di pace duraturo, basato su un concetto di condivisione di sovranità, di principi e valori fondamentali, non si ripetesse l’orrore dell’Olocausto. Nel ripercorrere la storia, non possiamo dimenticare che La Shoah fu preceduta, nel XX secolo, dal genocidio del popolo armeno. E dopo il ‘43, se l’Europa ha vissuto un lungo periodo di pace, ciò non può dirsi di altre aree geografiche – ha detto il sindaco D’Alberto -“.
“L’Olocausto, che ha visto l’annientamento della dignità dell’uomo, non ha alcun pari: non lo ha come ampiezza, come sistematicità, come volontà di cancellare un popolo. Ma l’orrore e il dolore della Shoah, purtroppo, non hanno impedito al ‘900 di essere un secolo macchiato dalle pulizie etniche; se fino a non troppo tempo fa abbiamo vissuto nell’errata convinzione che questo non fosse più possibile, che tutte le violenze fossero scomparse, la guerra in Ucraina ci ha risvegliato dall’illusione che non ci fossero più persecuzioni nel mondo e ci ha riportato verso una realtà piena di conflitti, che pone in discussione quel progetto di pace avviato dopo la Seconda Guerra mondiale“.
“Fare memoria oggi, dunque, significa ribadire con forza che la normalità non esiste, che dietro il concetto di normalità, sotteso alle leggi razziali, sono stati commessi i peggiori crimini contro l’umanità. Ogni uomo è straordinariamente diverso dall’altro e nella solidarietà con l’altro scopre la sua unicità. Fare memoria vuol dire non trattare mai le persone come numeri, cancellandone volti, anima, sogni, diritti e aspettative“.
“Alle ragazze ed ai ragazzi, per questo, chiediamo di mantenere sempre vivo il ricordo di quanto accaduto, per evitare che orrori come quelli perpetrati dai nazifascisti si ripetano e, citando Primo Levi, nel saggio I sommersi e i salvati, teniamo a mente che ‘è avvenuto, quindi può accadere di nuovo: è questo il nocciolo di quanto abbiamo da dire. Può accadere, e dappertutto’. Ad indicare il percorso deve essere lo sguardo di quei bambini che, oggi come allora, sono costretti a vivere in una situazione di conflitto costante, di privazione dell’infanzia, dei propri diritti, del proprio sorriso: con le loro lacrime muore la dignità dell’uomo“.
“Ai nostri figli – conclude D’Alberto -, al nostro futuro, al tempo che stiamo scrivendo, va consegnato il testimone di una rinnovata umanità, proprio nel giorno in cui ricordiamo un’epoca in cui l’uomo ha annientato l’uomo: non voltatevi mai dall’altra parte di fronte alle violenze, all’odio, alla sopraffazione; scegliete sempre da che parte stare, quella giusta, quella degli ultimi, dei deboli, degli emarginati, dei poveri, quella di chi costruisce e ricostruisce ogni giorno fratellanza e uguaglianza“.